Uscito nelle sale italiane nel 2007, è il terzo e ultimo capitolo della trilogia dedicata alle streghe più potenti e temibili (Madre dei Sospiri, Madre delle Tenebre e Madre delle Lacrime).
Dopo aver visto il discutibile La sindrome di Stendhal, l'incompleto M.D.C., il povero Il fantasma dell'opera, soltanto Non ho sonno sembrava restituirci un Dario Argento ispirato, ma poi arrivò Il cartaio e fu il buio più totale. Forse è vero quello che dice una parte della critica, e cioè che il vero Argento l'abbiamo ormai perso da tempo e che non c'è modo di riaverlo indietro, ma chissà perché ogni volta che il maestro romano annuncia un nuovo progetto le mie aspettative sono sempre altissime. E quando poi attorno all'evento si crea troppo interesse l'effetto è quello di un grosso boom al botteghino e conseguente feroce critica che stroncherebbe qualunque film. Beh, non sono andato al cinema. In questi casi preferisco aspettare che le acque si calmino, che nessuno mi parli più del film e che tutti quelli che lo hanno visto perché l'evento è imperdibile (il 60% buono dell'incasso totale) si dimentichino pure di esserci andati, quel giorno al cinema (e capita più di quanto ci si possa immaginare).
All'uscita del DVD, ormai, nessuno ne parla più e la mia anacronistica visione della pellicola mi tiene alla larga da ogni tentazione di difendere questo o quel film perché tanto, a parte i botteghini, solo il tempo ci dirà il vero sulla sua qualità.
Per tornare alle streghe, comunque, la trilogia è cominciata nel '77 con Suspiria per continuare tre anni dopo con Inferno (1980).
da Suspiria
da Inferno
A prima vista sembrerebbe che l'idea della trilogia sia arrivata quasi per caso e comunque ai tempi di Suspiria il regista non aveva certo questa intenzione. Comunque il progetto di chiudere con un terzo film pare che Dario Argento lo covasse da più di vent'anni dopo aver letto che Thomas de Quincey avrebbe voluto scrivere un libro sulle tre madri.
L'idea delle tre sorelle (madri delle pene umane) è del giornalista e scrittore inglese, infatti. Nel 1821 pubblica Le confessioni di un mangiatore d'oppio, libro autobiografico che racconta la sua vita umana e artistica da mangiatore d'oppio, appunto. Lo scrittore ne divenne poi dipendente e questo contribuì probabilmente alla creazione di certi suoi strani sogni. Nel 1845 pubblica Suspiria de profundis dove racconta di aver sognato la dea latina Levana (colei che veglia le prime ore di vita di un neonato) la quale gli presentava tre donne, tre sorelle, le "Nostre Signore del Dolore" che avevano tre nomi latini e lì poi le descrive.
Il trentasettenne Argento quindi si ispirò a quest'ultimo libro, per trarne Suspiria. Mater Suspiriorum si nasconde a Friburgo ormai indebolita e protetta dalle insegnanti di una scuola di danza che da lei traggono potere magico. Quando la giovane ballerina Susy Benner la uccide, la scuola crolla distruggendone tutti i segreti.
Tre anni dopo scopriamo per la prima volta che esistono tre streghe. Dario Argento comincia a delinearne l'universo facendo acquistare alla sorella del protagonista Mark (Inferno) un antico libro dal titolo "Le Tre Madri". Il libro è opera di Emilio Varelli, alchimista e architetto che fece costruire le tre dimore in cui le temibili Madri si rifugiano. Una a Friburgo, appunto, una a New York (Mater Tenebrarum) e una a Roma (Mater Lacrimarum). Mark, cercando di scoprire il perchè della morte di una sua amica e di sua sorella, s'imbatte in Varelli in persona e in Mater Tenebrarum, la morte.
Trent'anni dopo Suspiria, dunque, il cerchio si chiude. Il regista ricama la trama de La Terza Madre chiudendo tutti i buchi e le domande senza risposta lasciate nei film precedenti. Scopriamo che Mater Suspiriorum era stata indebolita in precedenza da un'altra ballerina con l'uso della magia bianca, una certa Elisa Mandy (Interpretata nel terzo capitolo dalla mitica Daria Nicolodi) e ora sua figlia Sara, in possesso degli stessi poteri, deve affrontare l'ultima, la più terribile e bella, Mater Lacrimarum, la Madre delle Lacrime, la strega che si nutre delle lacrime degli uomini.
L'idea non poteva lasciarmi indifferente e il trailer è stato creato ad arte per generare grandi aspettative.
Per essere bella, devo dire che questa terza madre lo è e come (Moran Atias) ma sinceramente poteva essere un tantino più crudele.
Dario Argento torna all'horror (l'altro suo genere oltre al thriller gotico come Profondo Rosso, Trauma, il gatto a nove code ecc) attingendo a piene mani dallo splatter, come già ci aveva abituati, ma tralascia purtroppo alcuni aspetti dei suoi thriller che a mio avviso hanno reso eterni i due capitoli precedenti. Ciò che mi manca di più è la città che osserva e vive come in tutti i suoi film più belli mentre qui viene relegata a semplice oggetto scenografico. Altra grande assente è l'ispirazione tutta argentiana che spingeva il regista a girare scene che spesso non aggiungevano nulla alla trama, ma che donavano visionarietà e oniricità da brividi.
In due parole, la trama troppo lineare e hollywoodiana, mi lascia un poco con l'amaro in boca. Troppe mani hanno scritto una sceneggiatura che a un certo punto pareva interessare i produttori americani e che poi ha finito per essere prodotta dalla solita Medusa Film e il film ne risente e come.
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