Due fialette contenenti ognuna un incubo bellissimo dalla mia mente secreto nell'infanzia:
Nel primo stavo nel cortile di casa e indossavo il mio elmetto giocattolo che per l'occasione era diventato reale. La mia palla di ferro da 10 Cm di circonferenza, che non ho mai capito perché possedevo né ricordo come ne venni in possesso, era una delle tante palle di cannone esplose verso il cortile. La carriola a una ruota, sempre presente nelle vecchie case della mia zona e ormai quasi del tutto sparite, era rimasta una carriola. La differenza stava nella capienza.
Nel cielo gli aerei in assetto da guerra continuavano a bombardare nelle vicinanze mancando sistematicamente l'esatto bersaglio. Nel cortile, tuttavia, i soldati colpiti avevano ormai ricoperto tutto lo spiazzo in cemento. Io, mano sull'elmetto, mi riparavo sotto il tetto di quello che in passato era il recinto dove i miei nonni tenevano le galline da uova e attendevo il momento opportuno per uscire allo scoperto con la carriola a me affidata. Nei pochi secondi in cui gli aerei oltrepassavano lo spazio sopra il cortile, spingendo la carriola caricavo più soldati che potevo per portarli poi in un luogo al coperto ed evitare così che i continui bombardamenti li dilaniassero eccessivamente.
Nel secondo stavo al mare, sul bagnasciuga, e giocavo con la sabbia umida attendendo che le onde del mare venissero a bagnarmi ogni volta che per qualche strano motivo si ritiravano, mi pareva, quasi tremanti di paura. Una scena familiare e rassicurante, visto che ho imparato a nuotare ancora prima di imparare a camminare. Il mare è sempre stato sinonimo di famiglia e felicità. Ma nel sogno, a un tratto, dopo che le onde mi bagnarono per l'ultima volta, continuarono a ritirarsi finché non le vidi più. In tutta la spiaggia non c'era più nessuno e la sabbia era completamente asciutta. Mi ritrovai da solo in un infinito deserto in ginocchio sulla sabbia.
Nel primo stavo nel cortile di casa e indossavo il mio elmetto giocattolo che per l'occasione era diventato reale. La mia palla di ferro da 10 Cm di circonferenza, che non ho mai capito perché possedevo né ricordo come ne venni in possesso, era una delle tante palle di cannone esplose verso il cortile. La carriola a una ruota, sempre presente nelle vecchie case della mia zona e ormai quasi del tutto sparite, era rimasta una carriola. La differenza stava nella capienza.
Nel cielo gli aerei in assetto da guerra continuavano a bombardare nelle vicinanze mancando sistematicamente l'esatto bersaglio. Nel cortile, tuttavia, i soldati colpiti avevano ormai ricoperto tutto lo spiazzo in cemento. Io, mano sull'elmetto, mi riparavo sotto il tetto di quello che in passato era il recinto dove i miei nonni tenevano le galline da uova e attendevo il momento opportuno per uscire allo scoperto con la carriola a me affidata. Nei pochi secondi in cui gli aerei oltrepassavano lo spazio sopra il cortile, spingendo la carriola caricavo più soldati che potevo per portarli poi in un luogo al coperto ed evitare così che i continui bombardamenti li dilaniassero eccessivamente.
Nel secondo stavo al mare, sul bagnasciuga, e giocavo con la sabbia umida attendendo che le onde del mare venissero a bagnarmi ogni volta che per qualche strano motivo si ritiravano, mi pareva, quasi tremanti di paura. Una scena familiare e rassicurante, visto che ho imparato a nuotare ancora prima di imparare a camminare. Il mare è sempre stato sinonimo di famiglia e felicità. Ma nel sogno, a un tratto, dopo che le onde mi bagnarono per l'ultima volta, continuarono a ritirarsi finché non le vidi più. In tutta la spiaggia non c'era più nessuno e la sabbia era completamente asciutta. Mi ritrovai da solo in un infinito deserto in ginocchio sulla sabbia.
3 commenti:
Belle immagini.
Quella valigia è peggio del cilindro di un mago...
Si, c'è tanta roba. Almeno una collezione intera...
Riguardo all'icubo del mare...lo ebbi anch'io! Mi ritrovai a Milano! :(
A presto, spero!!!
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