mercoledì 17 novembre 2010

diegozillab - fase tre: lab - scrittura 1

   
     
   



Sono arrivato in ritardo, come al solito.
Mi sono sentito come a scuola, sempre in ritardo. Mi facevano compagnia i bidelli, per fortuna, le loro chiacchiere, il caffè e il corriere. Alla seconda ora, poi, in classe.
Beh, ricordavo che la prima lezione fosse il 16 ottobre e tanto ne ero convinto che non l'ho vista proprio apparire fra i miei link. Poi, spulciando fra i vecchi post di Cajelli l'ho trovata: Fase1-Scrivere. Parte 1.

Pronti. Via.
Precisa che in questo suo lab si faranno storie di genere.
Che non può insegnare la creatività ne ad avere idee narrative.
Che il foglio bianco resta bianco se stai li a fissarlo.
Che per scrivere bisogna leggere senza mai confondere le due cose.
Che per scrivere dobbiamo avere le idee ben chiare di ciò che vogliamo raccontare.
Che non basta avere talento se non sai che devi mettere le mutande.
E che ha un metodo sbagliato ma che funziona: il righello per tracciare la linea delle storie.

Aggiunge due consigli per cominciare a entrare nello spirito di chi deve cercare ispirazione:
1) Guardare Dawn of the dead di George A. Romero.
2) Mettere in cuffia la colonna sonora del film e andare in un luogo affollato per camminare al contrario del flusso della folla.

Bello, no? Come, 'nsomma.
È una grande lezione, invece. Ottimi consigli per chi vuole cimentarsi nella scrittura e non ha già all'attivo nessuna pubblicazione. Perché è chiaro che chi ha già pubblicazioni alle spalle, avrà pure un suo metodo. E poi, chi si bulla di poter insegnare ad essere creativi potete sempre picchiarlo in malo modo, con il permesso di Cajelli. Mica male.
Il senso è che per cominciare a scrivere un intreccio che abbia un senso, c'è dietro tanto lavoro serio. Non basta avere vissuto una situazione divertente o un amore struggente. Se decidi di raccontarlo tramite un romanzo, devi avere gli strumenti giusti, altrimenti dopo venti pagine scritte male, non sarai in grado di continuare.
Questo è il Diegozillab, dove si fanno storie di genere in modo concreto.
Qua non ti insegnano il modo per far si che il foglio si scriva da solo. Mi è capitato di leggere tantissimi libri di scrittura creativa dove insegnano a barare e questa è la prima volta che non accade.
La fobia del foglio bianco, infatti, è un falso problema. Se non hai nulla da scrivere è inutile stare li con la penna in mano a concentrarsi su chissà cosa. Guardare un film, leggere un libro, fare una passeggiata per strada, andare in aeroporto e osservare le persone, sono alcune possibili soluzioni.
A me, personalmente, mi è capitato di vedere le cose più incredibili, in questo modo. Sono cose che poi trasferisco nei miei personaggi. Atteggiamenti, espressioni modi di fare o di parlare.
Parlare con le persone è un altra fonte inesauribile di ispirazione. Con tutte le persone. Bambini, vecchi, contadini, capostazioni, hostess e così via.
E poi leggere, guardare tanti film e studiarli.
Io penso che quando cominci a vedere un film horror dalla prospettiva di chi vuole capire come si scrive, allora hai poco da aver paura. Il mio primo film horror l'ho visto a quattro anni e ho avuto una paura fottuta, come direbbero a Hollywood. Ancora oggi spero che mi vengano dei brividi di paura, altrimenti significa che non sto guardando un buon horror.
Diverso è quando comincio a studiare un film o un libro. Mi capita come se entrassi in Matrix e ne vedessi la struttura. Non vedo più nient'altro che struttura. È così che poi cerco di capire come funziona un racconto horror, pornografico, fantasy o di Sci-fi. Cose che da lettore/spettatore non posso e non voglio vedere.
Insomma, per poter scrivere bisogna sapere come muoversi e possedere gli strumenti adatti perché il solo talento non può bastare, lo confermano tutti i più grandi scrittori del mondo. Ognuno ha un suo metodo, perché ognuno alla fine è costretto a crearselo per venire a capo del proprio stile. Un po' come i piloti di moto, tutti sanno guidare, ma poi ognuno di loro deve trovare il modo per regolare il proprio mezzo per arrivare prima degli altri.
Cajelli, invece, usa il righello e io non lo trovo poi così strano.

Qui la lezione.

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