Un dattiloscritto senza titolo:
Capitolo 2.
Nella terza auto, una vecchia fiat, si trovavano tre passeggeri. Francesco era al volante e proprio per questo fu l'unico a percepire l'imminente morte. Il suo ultimo pensiero fu "Eccola, finalmente". La stava aspettando già da tempo nonostante avesse raggiunto appena il ventinovesimo anno di età.
Era uno scrittore, Francesco, uno dei tanti in verità, ma pochi avevano il suo talento. La sua carriera cominciò fulminea a sedici anni, vincendo un concorso letterario che lo aveva portato a pubblicare il suo primo libro, La sua vena creativa lo spinse a scrivere altri tre romanzi, l'ultimo all'età di diciannove anni, che nessuno però volle pubblicare. Cominciò a pensare di non essere così bravo come gli avevano fatto credere e smise di scrivere.
Gli editori si erano arrogati il diritto di decidere che il pubblico non fosse pronto per leggerli. Avevano appena ucciso uno scrittore.
Francesco si dedicò al fumetto, dove poté denunciare questa e altre forme d'ingiustizia, diventando così un grande fumettaro. I critici lo osannavano ma perse molto, tuttavia, della spensieratezza del giovane scrittore, divenendo schivo e relegandosi in casa a consumarsi nel suo dolore. Straziato come uno dei suoi tanti personaggi, la solitudine gli aprì la mente e la strada dell'eccessiva attività cerebrale lo aveva portato alla saggezza, per dirla con William Blake.
Quel giorno aveva deciso d'interrompere la sua tortura ripristinando i contatti con il mondo, consapevole che dalla vita non poteva aspettarsi nient'altro che la fine. Solo quella.
La Nissan che gli veniva incontro pareva avvolta da un manto nero che la faceva apparire come una dolce nonna a braccia protese. "Vieni piccolo mio, saprai la verità", sembrava dire. Poi lo schianto, un rumore sordo e il frantumarsi del cristallo anteriore. Francesco morì con uno strano sorriso sulle labbra, "Eccola, Finalmente!". La morte era arrivata.
Stefano aveva trascorso gran parte del viaggio a parlare con Nicola, che sedeva sul sedile posteriore. In quel momento stava girandosi per far riposare il collo e i pensieri trasportati alla velocità della luce dall'hashish appena consumato gli facevano giurare di cominciare una lunga e rigida dieta. Era necessaria, che diamine. Una fantastica notte fra canne e alcool, seduto in un piccolo night colmo di ragazze che aspettano solo d'essere possedute e poi a casa per una sana dormita. Poi la dieta.
In una frazione di secondo, Stefano, si sentì risucchiare da una forza innaturale, aliena. Qualcosa che non aveva mai sperimentato prima...
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