sabato 2 ottobre 2010

il collezionista #7.2

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... Continua da #7.1
In una frazione di secondo, Stefano, si sentì risucchiare da una forza innaturale, aliena. Qualcosa che non aveva mai sperimentato prima. Si sentì come aspirato da un'immensa aspirapolvere. Doveva essere qualcosa di mastodontico perché sollevare un corpo di quelle dimensioni non era certo un'impresa da poco. Si era sentito asportare dalla macchina per finire con la testa contro il cristallo. La botta gli fece perdere coscienza così non vide mai il suo corpo sgonfiarsi, bucato dai vetri, e finalmente dimagrire.
Forse una nuvola passeggera, chissà, animata da un nuovo istinto funzionale, o forse... forse allora esiste. Forse Dio ha finalmente deciso di fare le grandi pulizie e con l'aspirapolvere succhiare via dalla faccia della terra tutte quelle persone che come lui non possono godersi la vita. Una vita per pochi, che non lascia scampo a chi resta troppo tempo a rifletterci sopra. Una vita che ti raggiunge e che inevitabilmente finisce per superarti.
Un giorno imprecisato di un anno confuso ormai nel tempo e con il pene eretto tra le mani, Stefano, confessò di avere un dubbio.
-Un dubbio?-, rispose lei tra lo stupore e la noia.
-Qualcosa che ancora non capisco nonostante mi sforzi. Oh, ma tu pensavi... no, non intendevo questo... quello che stiamo facendo. È una cosa che non c'entra nulla con... il sesso-, stava per dire "amore", ma non se la sentiva.
-Questa è meglio che non la racconti alle mie amiche e sarebbe meglio che non la raccontassi neanche tu. Io credevo che dovessimo scopare!-
-Noooo... cioè si! ma volevo dire... chiederti, insomma: secondo te che cosa vuol dire "Per tutta la vita?"-
-Oh mammina, questo è tutto scemo. Sei sicuro di star bene? Cosa vuoi che ne sappia, ora?... e va bene. Significa per sempre. Contento? Possiamo proseguire, considerando il fatto che il tuo coso si è stancato di sentirti e se la sta battendo in ritirata?-
-Vedi? Anch'io pensavo così. E per sempre è infinito, è uno spazio nel tempo che ha un inizio ma che non trova una fine. Ora mi sai dire quanto è lunga una vita?-, chiese, mentre il suo pene aveva ormai perso tutto il vigore originario.
-È incredibile, tutto questo non sta accadendo proprio a me!-
-Dai fammi felice...-
-Tu mi prendi per i fondelli! Mi dici poi come faccio a rispondere a queste cose? Lo capisci che non hanno senso? Non c'è una misura, la vita è vita finché sei vivo, dopo, devi sapere, sei morto e quella è una situazione che non puoi chiamare vita. Anche volendo non lo puoi più fare, ok?-
-Vedi? Siamo ancora d'accordo. Non si può misurare la vita perché non esiste un'unità di misura standard per farlo. Non è che pensi alla vita e subito sai quanto è lunga. È per questo che mi chiedo il perché si usino frasi come queste, come fosse niente. Ti pare molto lunga una vita? Se ti dice bene campi sessant'anni e noi continuiamo a pensare che sia per sempre-
-Tutta la vita per te. Tutta la tua vita-, disse lei, ormai rassegnata.
-Ma questo non lo specifica mai nessuno. Chi te lo spiega? Cosa vuoi che ne sappia, un bambino, che può essere domani?-
-Senti, non offenderti, s'è fatto tardi e ciò vuol dire che non si scopa e che devi portarmi immediatamente a casa. E un'altra cosa, non provare a cercarmi più. Questo lo capisci anche se non te lo spiega nessuno, no?-
-Ma scusa, dico solo che le parole sono importanti! E invece è tutto falso, tutta una bugia!-
Nicola era l'ultima vittima dell'incidente stradale. Aveva un anno più di Stefano ma sembrava suo padre. Era il suo unico amico e Stefano gliene era grato. Nicola gli offriva le uniche emozioni e anche quel giorno, la gita in città era opera sua. Lo aveva trascinato via di casa, lontano dai suoi libri e dalla sua Olivetti.
Quando Francesco li vide per strada pensò di caricarli in macchina perché sembravano proprio delle brave persone.
Nicola aveva visto il cane attraversare la strada alla Renault gialla, la stessa auto gialla sbandare e perdere il controllo per finire fuori carreggiata e la Nissan scansare la Renault gialla e lo stesso cane per invadere la loro corsia. L'aveva vista venirgli incontro ma non si rese conto di ciò che stava avvenendo. Ci siamo abituati, oramai. Pensiamo che comunque vada riuscirà a riprendere il controllo. E andrà sempre così, finché staremo qui a raccontarlo. Il suo ultimo pensiero fu rivolto al cane. "Per fortuna si è salvato", pensò.
Lui, invece, moriva.

2 commenti:

Daniele Mocci ha detto...

1- bentornato (ufficialmente)suo tuo blog

2- il racconto è bello e interessante, ma mi veniva in mente una cosa... con tutti quei "continua", non starai diventando troppo amico di un "certo" DT, proprietario di una "certa" piccola casa editrice di fumetti cagliaritana? Eh!Eh!Eh!

3- perdona il piccolo appunto, ma non potresti postare in un corpo un po' più grande?
Cavoli!... Il testo bianco scritto così in piccolo su sfondo nero è davvero un'impresa da leggere!!! Lo so, si può zoomare, ma credo che un corpo troppo piccolo rischia di scoraggiare un po' il lettore che entra nel blog!

4- ora VOGLIO ed ESIGO il prosieguo e finale!!!!!!!!!!!!!

Ciao

marcello ha detto...

1. Grazie, ma penso che mancherò ancora.

2. DT non c'entra, questa era una cosa che già esisteva e te ne accorgerai... Prima o poi dovevo metterlo ma rimandavo sempre. Ora appena risolvo con l'HD...

3. Va in automatico, se lo faccio poco più grande diventa lunghissimo, comunque... Se qualcuno si scoraggia, immagino, è per un altro motivo. Vedrai. Tu comunque non scoraggiarti che mi servono i commenti su contenuti, struttura, tecnica.

4. Ho programmato il robottino di blog spot: Dovrebbe pubblicarli in automatico. Uno è previsto domani a fine mattinata.

Ciao.