Continua da #7.2
Capitolo 3.
Posa il bicchiere sul tavolino, si accende una sigaretta, fa un bel tiro lungo e si sente già meglio. Ma la mente lo tradisce. Ritorna con il pensiero a quei corpi tra le lamiere. "Non potevo fare più nulla, ormai", continua a pensare cercando di convincersi di non aver sbagliato a proseguire senza soccorrerli.
Francesca lo guarda stupita perché non ha ancora aperto bocca.
-Stai bene?-
Paolo beve un altro sorso.
-Si che sto bene, non preoccuparti. È tutto a posto.-, dice.
-Cos'è quello?-, dice lei indicando un pacchetto sul tavolino.
Paolo ha fatto un regalo a Francesca ma è rimasto talmente scosso che ora ha scordato di darglielo.
-Tieni, è per te.-, poi trangugia altro J&B mentre nel locale è appena entrata una ragazza dai capelli rossi vaporosi e un vestitino nero che pare essere una seconda pelle.
-Non avevi smesso?-, ma non lo guarda perché è intenta ad aprire il pacchetto.
-Eh?-, risponde lui guardando la rossa.
-Quella roba che bevi. Non avevi smesso? L'avevi detto tu!-, sottolinea il "tu", guardandolo appena qualche secondo.
-Già. Ho smesso di bere pesante.-, dice distogliendo lo sguardo da quel corpo avvolto dal nero vestito.
-Non si direbbe però. Anzi, pare che ci provi gusto.-
-Sarà, ma non capisco che ti frega... neanche fossimo fidanzati.-, la guarda.
-No no, per carità. Facevo per dire.-
Paolo torna a guardare il bicchiere.
-Appunto, dicevo-, poi beve.
-Che roba è?-
-Lascia perdere va, dammelo che lo butto via!-
-Ma no, scemo, è carino. Ma non capisco...-
-Dovrebbe essere un gattino con la testa in ceramica e il corpo in stoffa. Ma fa schifo, hai ragione.-
-Lo vedo cos'è, solo che non capisco perché! Cosa ho fatto per meritarmi un regalo?-
-Assolutamente niente! Ma sai com'è, a volte sei li con qualche spicciolo in più e ti sorprendi a guardare una vetrina, poi pensi a una persona cara e la mandi a fanculo, così ne scegli un'altra a caso e le fai un bel regalo.-
-Ma lo sai che sei veramente insopportabile? Se credi che te lo restituisca ti sbagli di grosso. Ora me lo tengo!-
-Mah... È un pezzo di stoffa, l'avrei gettato via comunque.-
Poi trascorrono cinque interminabili secondi.
-Hm...-
-Mmm...-, risponde lui.
-Che stai facendo di bello? Sei sparito.-
-Ma nulla... in particolare nulla. Da che ho smesso con gli studi ho più tempo per scrivere. Qualche concorso, qualche rivista che non legge nessuno, qualche poesia per abbordare ragazze. Progetti infiniti... mai compiuti. Tu? Quanti esami, ancora?-
-Undici...-
-Cooosaa?-
-Lo so, lo so. Ancora undici, lo so. Ma che ci posso fare? Da quando hai lasciato la facoltà non riesco a fare più nulla.-
-Che fai sfotti? Anzi... vuoi vedere che le cose stanno proprio così?-
-Sogna! No, non ho più voglia, tutto qui. Mi piacerebbe fare la parrucchiera.-
-Oh no! Tu sei tutta matta. Io facevo fatica. Dovevo studiare davvero, per starti dietro. Ma tu?-
-Ma io cosa, che da quando avevo sei anni non sollevo il naso dai libri! C'è dell'altro, cavolini... E se ora morissi? Dimmi cosa ho fatto nel mentre...-
-Cavolini?... va be'. Mi pigli per il culo, comunque. Queste cose le dico io, solitamente, non tu. Ricordati una cosa: se c'è uno che pensa alla vita e alla morte, se c'è uno che mostra sensibilità, se c'è uno di questo tipo, qua dentro, quello sono io. Ricordalo. Tu sei una donna!-
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